Cari Genitori,
come certo sapete, è stato approvato in via definitiva anche per i bambini con età compresa tra 5 e 11 anni l’utilizzo del vaccino anti-Covid già utilizzato per gli adulti e gli adolescenti. Tutte le Società scientifiche dei pediatri, sia in sede internazionale che in Italia, raccomandano la vaccinazione anche dei più piccoli, sulla base degli studi condotti finora che hanno portato le Autorità regolatorie sui farmaci e i vaccini negli Stati Uniti, in Europa e in Italia ad approvarne l’uso in questa fascia di età. Per contribuire a una buona informazione e a scelte consapevoli basate sulle evidenze scientifiche disponibili, vi proponiamo le seguenti considerazioni in merito alla opportunità di vaccinazione dei bambini più piccoli.
I dati a nostra disposizione ci dicono che:
Se non si vaccina, il bambino avrà:
• Una probabilità più bassa, rispetto agli adulti, di avere dei sintomi gravi se contagiato dal virus, una probabilità dell’ordine di 3-5 su 10.000 di avere complicazioni infiammatorie serie, tali da richiedere un ricovero prolungato, e dell’ordine di 1 su 100.000 di avere una malattia così grave da richiedere cure in Terapia Intensiva. Questo se non soffre di patologie croniche (in questo caso va sempre consultato lo specialista di riferimento) per le quali il rischio è notevolmente maggiore.
• Una probabilità vicina al 100%, nel corso di un anno, di dover eseguire esami diagnostici (tamponi) in caso di febbre o di altri sintomi correlabili a Covid-19 e di essere sottoposto a quarantena nel caso di positività.
Se si vaccina, il bambino avrà:
• Una probabilità dell’ordine di 3 su 100 di avere qualche sintomo, non grave (dolore locale, febbre, malessere) per uno o due giorni, e una di 1 o 2 su 100.000 di avere un effetto collaterale di maggiore entità, ma del tutto curabile.
• In caso di positività tra i suoi contatti stretti quali i compagni di scuola potrà avere tempi di quarantena ridotti (7 anziché 10 giorni).
• Sarà più libero di partecipare ad attività extrascolastiche e di muoversi, questo naturalmente anche in relazione alla situazione dell’infezione e alla copertura vaccinale della popolazione generale e dei suoi compagni, anche se dovrà sempre, finché saranno in vigore, rispettare le norme generali di prevenzione.
Ricordiamoci che, soprattutto per i bambini dagli 8-9 anni in su (anche se a questa età ovviamente sono i genitori che prendono le decisioni), i termini della questione possono essere discussi. Si tratta di un utile esercizio dall’indubbio valore cognitivo e civico, e un’occasione di dialogo su una questione di cui certamente hanno piacere di parlare.
Il mondo pediatrico italiano si è espresso con una voce unica, con il documento che segue, sul tema della vaccinazione
ai bambini di età compresa dai 5 agli 11 anni. Il Coordinamento scientifico di Medico e Bambino, che ha
partecipato attivamente alla sua stesura, ne condivide pienamente i contenuti.
Si è aperto un confronto sull’opportunità
di vaccinare i bambini al di
sotto dei 12 anni, e più precisamente
nella fascia 5-11 anni, con il vaccino a
mRNA autorizzato e raccomandato
per l’uso negli Stati Uniti dalla Food
and Drug Administration (FDA) (vedi
l’ampia documentazione a cura dei
Centers for Disease Control and Prevention)
1 qualora autorizzato per l’uso in
questa fascia di età anche in Europa e
in Italia.
La riflessione sul tema deve considerare
quanto ci è noto circa l’epidemiologia
dell’infezione da SARS-CoV-2
e le sue varianti in età pediatrica, i
suoi effetti clinici diretti, incluse le
complicanze a breve e lungo termine,
l’efficacia e la sicurezza dimostrata
per il vaccino in questa fascia di età.
Le valutazioni devono comprendere
sia gli aspetti strettamente medici e
assistenziali, che sono ovviamente
prioritari, sia gli aspetti psicologici e
sociali che caratterizzano la condizione
dell’infanzia rispetto alla pandemia.
L’INFEZIONE DA COVID NEI BAMBINI E IL PROFILO DI EFFICACIA E SICUREZZA DEL VACCINO* ( *Ci si riferisce qui al vaccino mRNA prodotto da Pfizer. Considerazioni analoghe possono essere fatte per il vaccino a mRNA prodotto da Moderna, per il quale si attende la documentazione.)
Sappiamo che l’infezione da Covid-
19 comporta rischi inversamente proporzionali
all’età. In Italia, i dati disponibili
ci dicono che fino ad oggi (9 novembre
2021, fonte Istituto Superiore
di Sanità) abbiamo avuto 36 decessi in
bambini e adolescenti causati da Covid-
19 in 18 mesi (tasso che corrisponde
a quello registrato negli Stati Uniti,
con 146 decessi tra 5 e 11 anni, pari a
circa 1 su 100.000) e 206 ricoverati in
Terapia Intensiva in età < 18 anni, di
cui 39 nella fascia 5-11 anni. In termini
di incidenza di ricoveri in Terapia Intensiva,
il valore più elevato è al di sotto
dell’anno (9,9 per 100.000), dopo di
che diminuisce, con valori compresi
tra 0,5 e 1,5 per 100.000 nel gruppo 5-
11 anni.
Sappiamo inoltre che l’infezione da
Covid-19 è più temibile nei bambini
che presentano condizioni a rischio
quali: immunodeficienze (primarie o
secondarie a trattamenti farmacologici,
malattie oncologiche, alcune patologie
croniche cardiache, renali, respiratorie),
quadri severi di obesità e
di diabete non adeguatamente controllato,
trisomia 21 e patologie del
neurosviluppo. In questi casi il rischio
di complicanze (e di mortalità)
da infezione da Covid-19 è risultato
più elevato.
Dai dati FDA, pubblicati il 29 ottobre
2021, e ricavati dallo studio effettuato
su oltre 3000 bambini 5-11 anni
con il vaccino a mRNA prodotto da
Pfizer, si ricava che la vaccinazione
consente di prevenire il 90,7% delle infezioni.
Da quanto abbiamo appreso
fino ad oggi, la capacità del vaccino di
prevenire i ricoveri e i decessi è molto
maggiore della sua capacità di prevenire
l’infezione, quindi la vaccinazione
può prevenire tutti o quasi i ricoveri in
Terapia Intensiva e i decessi. Lo stesso
studio ha rilevato, con un follow-up
di due mesi, l’assenza di effetti collaterali
di rilievo. Vale la pena ricordare
che i ricoveri in Terapia Intensiva non
sono mai brevi, e che l’esperienza, terribile
per gli adulti che ci sono passati,
può essere ancora più devastante
per un bambino.
La vaccinazione riduce di molto la
complicanza indiretta dell’infezione,
nota come la MIS-C o Multi-Organ Inflammatory
Syndrome in Children, finora
osservata con una incidenza di 3
per 10.000 soggetti sotto i 21 anni. Si
tratta di un quadro infiammatorio associato
all’infezione da Covid-19 che
può riguardare più organi e che in
molti casi comporta un interessamento
cardiaco (miocardio-pericardite)
che nella quasi totalità dei casi si risolve
senza esiti a distanza ma che richiede
un ricovero prolungato.
Sappiamo che l’incidenza di effetti
collaterali nella popolazione generale,
negli studi finora effettuati in fase 4
(cioè dopo la introduzione nella popolazione,
e con un follow-up molto più
lungo), è stata particolarmente bassa.
In uno studio condotto in Israele su
una popolazione molto ampia (885.000
soggetti vaccinati e altrettanti non vaccinati),
l’unica patologia riscontrata in
misura maggiore nei vaccinati (si tratta
sempre di vaccino a mRNA) che
nei non vaccinati è stata la miocardite,
con un rapporto tra vaccinati e non di
2,7 e un’incidenza di 5 casi per
100.0002.
Questo effetto collaterale si è dimostrato
comunque di modesta entità, in
particolare nei giovani e negli adolescenti:
lo studio che ha analizzato tutti
i 63 casi ricoverati per miocardite
comparsa in sequenza temporale con
la vaccinazione anti-Covid a mRNA in 16 ospedali di riferimento americani,
in soggetti di età inferiore a 21 anni,
conferma che, oltre che rara, questa
complicanza della vaccinazione non è
severa: solo quattro casi presentavano
una aritmia rilevante all’ingresso,
mentre in 14 mostravano all’ecocardiografia
i segni di una moderata disfunzione
ventricolare; in nessun caso
è stata necessaria una terapia inotropa
o meccanica di supporto; nessuno è
stato ricoverato in Terapia Intensiva;
nessuno è deceduto e, al follow-up dopo
un mese, tutte le alterazioni elettrocardiografiche
ed ecocardiografiche
eventualmente rilevate all’esordio
erano scomparse3.
Lo studio su efficacia e sicurezza
del vaccino FDA effettuato negli USA
sui bambini di età compresa tra 5 e 11
anni non ha messo in evidenza alcun
caso di miocardite, ma non aveva una
numerosità sufficiente a escluderne
l’eventualità se molto rara. In ogni caso,
in base agli studi finora effettuati
su questa complicanza e in base a
quanto è noto sull’epidemiologia della
miocardite nella popolazione generale,
si evince che il rischio di questo effetto
collaterale nei bambini di 5-11
anni risulta ancora minore che negli
adolescenti.
Va ricordato che il rischio di miocardite
da vaccino è comunque minore
del rischio di danni cardiaci da Covid,
inclusi quelli dovuti a MIS-C.
ULTERIORI CONSIDERAZIONI SUL
PROFILO BENEFICIO-RISCHIO
DEL VACCINO
Come è noto, la fascia di età 5-11
anni è soggetta con maggiore frequenza
rispetto alle età successive a
infezioni delle vie aeree e alle infezioni
gastrointestinali.
La comparsa di sintomatologia correlata
a tali condizioni, molto spesso
sovrapponibile a quella correlabile alla
Covid-19, richiede attualmente di
sottoporre a verifica diagnostica, tramite
tampone naso-faringeo, un numero
molto elevato di bambini.
L’avanzare dell’epidemia influenzale,
che quest’anno si prospetta particolarmente
pesante rispetto alla sua
assenza dello scorso anno, amplifica
il fenomeno comportando un significativo
aumento del ricorso ai Servizi
sanitari (pediatra di famiglia e Pronto
Soccorso) con la necessità di sottoporre
al tampone diagnostico in tempi
rapidi di un numero elevatissimo di
bambini.
Per quanto la vaccinazione riduca
di molto (nel trial che ha portato all’approvazione
da parte della FDA del
vaccino mRNA prodotto da Pfizer, è
stata del 90,7% dopo una sola dose)
ma non impedisca l’infezione da Covid-
19 e la trasmissione della malattia,
che resta possibile ma per un tempo
significativamente minore4, in caso di
malattia con sintomi compatibili può
essere ridefinita, aggiornando le disposizioni
in materia, la necessità di
tamponi diagnostici ed esami specifici
per covid nei bambini vaccinati che
presentino sintomi compatibili, riducendo
quindi il disagio per i bambini e
le loro famiglie. Inoltre, il bambino
vaccinato potrà ritenersi più sicuro e
quindi più libero di partecipare ad attività
sportive e associative, che ovviamente
dipendono anche dalla situazione
epidemiologica generale nella comunità
di appartenenza.
Sulla base delle stesse evidenze, in
caso di contagio in comunità (scuola
ecc.) la durata dell’isolamento potrà
essere ridotta nei bambini vaccinati,
analogamente a quanto già previsto
per gli adolescenti. Anche in questo
caso potranno essere riviste le norme
attuali, aumentando così i vantaggi
indiretti della vaccinazione. Occorre
a questo proposito ricordare che le
restrizioni nei rapporti sociali e scolastici
dati dalla pandemia hanno particolarmente
segnato i bambini sul piano
psicologico, con una vera e propria
epidemia di disturbi d’ansia e disturbi
del sonno, come testimoniato
dagli studi condotti in Italia e in altri
Paesi5,6.
Una ulteriore considerazione riguarda
gli effetti a lungo termine sia
dell’infezione naturale che della vaccinazione.
Se è vero che ancora non
sappiamo tutto degli effetti della vaccinazione
a lungo termine, è anche vero
che sono sempre meglio documentati
gli effetti a lungo termine dell’infezione
da Covid-19. Questi riguardano
molti organi e sistemi, in particolare
quello cardiovascolare e quello neurologico;
sono inoltre ben documentati
negli adulti, e forse in minor misura
ma anche nei bambini e nei ragazzi
nei quali sono descritti, dopo l’infezione
da Covid-19, sensazione di malessere
perdurante e ritiro sociale7-9. La
preoccupazione rispetto all’eventualità
- non documentata né per i vaccini per
Covid-19 né per nessuno dei vaccini
comunemente usati nell’infanzia, e
nemmeno ipotizzabile su base biologica - di effetti avversi a lungo termine
del vaccino va dunque comunque considerata
alla luce degli effetti, questi al
contrario documentati, della malattia,
anche se contratta in forma lieve.
Vi è poi naturalmente un effetto positivo
generale sulla circolazione del
virus sia nella famiglia che nelle comunità
frequentate dal bambino, anche
se occorre sottolineare a questo
fine quanto sia fondamentale completare
la copertura vaccinale di tutta la
popolazione e soprattutto di tutti i soggetti
ad alto rischio.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
L’evolversi della situazione epidemiologica,
e il comprensibile disorientamento
delle famiglie, richiede da
parte della comunità pediatrica una indicazione
coerente sulla base delle
informazioni a tutt’oggi disponibili.
Nel complesso, ci sentiamo di raccomandare
la vaccinazione nei bambini
tra 5 e 11 anni, in quanto capace di
prevenire casi severi, sia pur rari, dovuti
direttamente al virus o alle sue
complicanze infiammatorie, di ridurre
disagi per gli stessi bambini e le loro
famiglie e di aumentare in generale i
loro gradi di libertà.
La raccomandazione è ancora più
forte se il bambino soffre di patologie
croniche, e se convive o ha contatti
stretti con adulti anziani o fragili. Le
controindicazioni sono rarissime e riguardano
soggetti con malattie immuno-
mediate. In questi casi è opportuno
rivolgersi agli specialisti che seguono
il bambino. Affermiamo questo nella
consapevolezza che i dati disponibili,
pur essendo più che sufficienti per definire
l’opportunità di procedere quanto
prima alla vaccinazione nei bambini
di età compresa tra 5 e 11 anni, non
consentono su alcuni aspetti, quali ad
esempio gli effetti a lungo termine
della malattia o eventuali complicanze
estremamente rare della vaccinazione,
di dare risposte definitive.
La raccomandazione alle famiglie
non va posta in termini imperativi, ma
costituisce un’opportunità di dialogo
del pediatra, in particolare del pediatra
di famiglia, con i genitori. La traccia
che segue è un suggerimento per i pediatri
nel loro dialogo con le famiglie.
Contenuti e linguaggio vanno naturalmente
adattati al contesto e alla relazione
esistente con le famiglie.
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e23. doi: 10.1016/S2352-4642(21)00124-3.
Il documento è stato approvato da: Società Italiana
di Pediatria, Federazione Italiana Medici
Pediatri, Associazione Culturale Pediatri e
dalla Federazione delle Società Scientifiche e
delle Associazioni di Area Pediatrica.
Sarà periodicamente aggiornato in base ai dati
disponibili dalle ricerche effettuate in Italia e
in ambito internazionale.